Era il 1826 quando nella “Piccola Manchester”, la Casalbuttano
di allora, sorse la prima filanda su iniziativa di Giovanni Battista Jacini,
padre di Stefano, ministro di Cavour e futuro senatore del Regno d’Italia.
Giovanni Battista Jacini, nel 1824, avviò la costruzione della
filanda, trasformando radicalmente ed ampliando il preesistente stabilimento. Dopo
averla attivata nel 1826, vi introdusse miglioramenti ed accorgimenti tecnici.
Per la modernità degli impianti, la filanda meritò l’attenzione e gli elogi
degli arciduchi austriaci Ranieri e Stefano che visitarono lo stabilimento nel
1835 e nel 1842.
La filanda era lunga circa diciotto metri, presentava un ampio
corridoio centrale che attraversava l’edificio ai lati del quale trovavano
posto 104 operaie addette alla trattura, affiancate da cinquantadue
scopettatrici, i cui compiti erano lo strofinamento e la preparazione dei
bozzoli per la filatura.
Giornalmente la filanda Jacini produceva circa trecento libre di
seta che si segnalava per la sua qualità, grazie anche ad un sistema che
impediva l’accoppiamento di due fili sull’ aspo e rendeva così più regolare il
filato. Altri interessanti accorgimenti tecnici rendevano il lavoro più
proficuo e rapido: infatti si prestava molta attenzione al dosaggio della
temperatura e, per garantire risparmio energetico e di manodopera, si faceva uso
di un unico motore generale azionato da cavalli che permetteva il funzionamento
simultaneo degli aspi.
Fino alla metà dell’ Ottocento la seta prodotta era spedita
greggia ai principali mercati inglesi, francesi e austriaci; gli studiosi ne
hanno trovato riscontro in una fitta corrispondenza con agenzie commerciali di
Londra, di Lione e di altri centri europei. I contatti avvenivano in modo
diretto o, più frequentemente, tramite agenti che inviavano puntuali informazioni.
Lo stabilimento Jacini nel 1858 contava 120 aspi e andò
accrescendo costantemente la propria importanza fino a raggiungere un’assoluta
preminenza negli anni Venti del Novecento. Oggi il grande edificio è stato in
parte trasformato in abitazioni, mentre il grande salone Voghera è adibito a
spazio comunale per mostre e iniziative aperte alla cittadinanza.
Elisa, Ingrid, Rachele
Fonti:
- AA.VV., “Casalbuttano”, a cura di
V. Guazzoni, Soresina 1983
- A.Telli, “Casalbuttano ed Uniti
1867-2007”, Cremona 2008