16 aprile 2013

LA FILANDA JACINI

Era il 1826 quando nella “Piccola Manchester”, la Casalbuttano di allora, sorse la prima filanda su iniziativa di Giovanni Battista Jacini, padre di Stefano, ministro di Cavour e futuro senatore del Regno d’Italia.

Giovanni Battista Jacini, nel 1824, avviò la costruzione della filanda, trasformando radicalmente ed ampliando il preesistente stabilimento. Dopo averla attivata nel 1826, vi introdusse miglioramenti ed accorgimenti tecnici. Per la modernità degli impianti, la filanda meritò l’attenzione e gli elogi degli arciduchi austriaci Ranieri e Stefano che visitarono lo stabilimento nel 1835 e nel 1842.
La filanda era lunga circa diciotto metri, presentava un ampio corridoio centrale che attraversava l’edificio ai lati del quale trovavano posto 104 operaie addette alla trattura, affiancate da cinquantadue scopettatrici, i cui compiti erano lo strofinamento e la preparazione dei bozzoli per la filatura.
Giornalmente la filanda Jacini produceva circa trecento libre di seta che si segnalava per la sua qualità, grazie anche ad un sistema che impediva l’accoppiamento di due fili sull’ aspo e rendeva così più regolare il filato. Altri interessanti accorgimenti tecnici rendevano il lavoro più proficuo e rapido: infatti si prestava molta attenzione al dosaggio della temperatura e, per garantire risparmio energetico e di manodopera, si faceva uso di un unico motore generale azionato da cavalli che permetteva il funzionamento simultaneo degli aspi.
Fino alla metà dell’ Ottocento la seta prodotta era spedita greggia ai principali mercati inglesi, francesi e austriaci; gli studiosi ne hanno trovato riscontro in una fitta corrispondenza con agenzie commerciali di Londra, di Lione e di altri centri europei. I contatti avvenivano in modo diretto o, più frequentemente, tramite agenti che inviavano puntuali informazioni.
Lo stabilimento Jacini nel 1858 contava 120 aspi e andò accrescendo costantemente la propria importanza fino a raggiungere un’assoluta preminenza negli anni Venti del Novecento. Oggi il grande edificio è stato in parte trasformato in abitazioni, mentre il grande salone Voghera è adibito a spazio comunale per mostre e iniziative aperte alla cittadinanza.
                                                                                    
                                                                                                  Elisa, Ingrid, Rachele
Fonti:
- AA.VV., “Casalbuttano”, a cura di V. Guazzoni, Soresina 1983
- A.Telli, “Casalbuttano ed Uniti 1867-2007”, Cremona 2008


1 commento:

  1. Pensate che la mia mamma è andata a lavorare in filanda a 12 anni e, siccome non arrivava all' aspo, saliva su uno sgabellino. Tempi duri, quelli di allora: meglio adesso, che potete andare a scuola (con tutti i difetti e problemi che questo comporta) e accedere ad un blog tutto vostro!!!

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